Dalla grande onda al Monte Fuji: il giappone visto con gli occhi di Hokusai

Chi non si è mai imbattuto in una delle opere del grande maestro giapponese? Scopriamone biografia, carriera ed eredità

La grande onda di Kanagawa, un’opera iconica di Katsushika Hokusai, si erge come un simbolo maestoso della potenza della natura. L’artista giapponese del periodo Edo, conosciuto anche come Katsushika Sori, ha immortalato un momento eterno in cui il furore dinamico del mare si scontra con l’imponente calma del monte Fuji sullo sfondo. Quest’opera magistrale non è solo un affascinante dipinto; è una finestra aperta su una storia più ampia, una narrazione visiva che colpisce immediatamente chiunque la contempli.

La vita e la formazione di Hokusai

Nato nel 1760 a Edo, Hokusai iniziò la sua formazione artistica a quattordici anni come apprendista di Katsukawa Shunsho, maestro dell’arte Ukiyo-e, che si concentrava sulla rappresentazione di scene quotidiane. Il giovane artista adottò il nome Hokusai nel 1794, un auspicio di una carriera luminosa simboleggiato dal “lo studio della stella polare.” L’Ukiyo-e, uno stile ampiamente diffuso nell’ambiente borghese giapponese del XIX secolo, si caratterizzava per la sua assenza di profondità e colori vivaci.  Le stampe Ukiyo-e erano spesso utilizzate per decorare gli interni delle case e raffiguravano una vasta gamma di soggetti, tra cui scene di vita quotidiana, animali, lottatori, cortigiane e uccelli. Hokusai si distinse innovando il genere, anticipando addirittura il linguaggio del fumetto con la sua serie di volumi chiamata “Hokusai Manga.” Questi schizzi narrativi diventarono il fondamento di ciò che oggi conosciamo come manga.  Dopo 19 anni di apprendistato, Hokusai si unì alla Scuola Tawaraya, contribuendo ulteriormente allo sviluppo della sua tecnica artistica. Durante questo periodo, creò le “bijin-ga”, immagini che ritraevano donne giapponesi, spesso in pose sensuali, evidenziando la sua abilità nel catturare la bellezza femminile.

A trentotto anni, Hokusai aprì la sua bottega, intraprendendo la creazione di opere personali e immagini in bianco e nero per libri. La sua fama crescente raggiunse l’apice nel 1831 con la serie “Trentasei vedute del monte Fuji”, di cui La grande onda di Kanagawa è la più celebre. L’onda raffigurata non è solo un elemento scenico; è un simbolo potente e poliedrico. L’artista sembra catturare la dualità dell’oceano: la sua bellezza maestosa e la sua imprevedibilità distruttiva. L’onda può essere vista come una metafora della forza inarrestabile della natura, una forza che si scontra con la stabilità immutabile del monte Fuji sullo sfondo. Hokusai utilizza abilmente linee curvilinee e contrasti cromatici per trasmettere il dinamismo dell’onda. Le linee dell’acqua sembrano danzare, conferendo un senso di movimento e vitalità. La tecnica di Hokusai nell’esprimere il moto perpetuo dell’acqua è straordinaria e anticipa l’approccio cinematografico al movimento che sarà adottato dai futuri artisti. Nel contesto culturale giapponese, l’onda può essere associata al concetto di “Ukiyo,” il mondo fluttuante della vita transitoria. Questo concetto riflette l’attaccamento buddhista alla natura effimera della vita. L’onda potrebbe anche simboleggiare la sfida costante dell’umanità contro le forze della natura, un tema ricorrente nell’arte giapponese.

Hokusai continuò a lavorare instancabilmente fino alla sua morte nel 1849, all’età di ottant’anni. Sorprendentemente, il maestro avrebbe voluto vivere fino a centrotrent’anni, convinto che solo allora avrebbe raggiunto la perfezione artistica. La sua dedizione all’arte, la sua innovazione e il suo impatto duraturo lo posizionano come uno dei giganti eterni dell’arte. Oggi, numerose copie delle sue creazioni sono esposte in musei di tutto il mondo, come il British Museum di Londra e il Metropolitan Museum of Art di New York, testimoniando la duratura influenza di Katsushika Hokusai sulla storia dell’arte globale.

Il periodo degli yokai

Verso la fine della sua carriera, Hokusai sviluppò un crescente interesse per il soprannaturale, dedicando parte del suo tempo a creare opere incentrate sugli yokai. Queste creature misteriose, che potevano manifestarsi in varie forme, rappresentavano il cuore del folklore giapponese. In un’epoca in cui le storie di fantasmi erano particolarmente popolari, Hokusai si immerse nella rappresentazione artistica di queste entità soprannaturali. Su incarico dell’editore Tsuruya Kiemon, Hokusai creò una serie di stampe intitolata “Cento storie di fantasmi. .Queste opere erano destinate a accompagnare le narrazioni nel gioco di Hyaku monogatari, in cui i partecipanti raccontavano storie spaventose fino a spegnere la luce, evocando presunti yokai. Di queste cento stampe, solo cinque sono state identificate, ma sono diventate particolarmente preziose. Tra le cinque stampe degli yokai di Hokusai, emergono le rappresentazioni di Oiwa, Okiku, Kohada Koheiji, Hannya, e Shunen. Ognuna di queste opere racconta una storia intrisa di elementi del folklore giapponese, da tradimenti e vendette a gelosie e ossessioni.

Hokusai
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Oiwa: Raffigura una donna maltrattata dal marito, che le somministra un unguento causandole una morte orribile. Il suo spirito vendicativo si manifesta in una lanterna, incarnando una storia di tradimento e vendetta.

Okiku: Una serva di samurai picchiata dal padrone per aver perso piatti preziosi. Dopo la morte, il suo fantasma conta i piatti e si lamenta, emergendo da un pozzo sotto forma di uno yokai con un lungo collo. Questa storia racconta di colpa e rimorso.

Kohada Koheiji: Un ex attore di kabuki assassinato dalla moglie e dal suo amante. Nel dipinto, Kohada interrompe la zanzariera mentre scopre i suoi assassini. Una storia di tradimento e vendetta che porta alla follia.

Hannya: Raffigura uno yokai femminile con un sorriso macabro, simboleggiante la fusione di un hannya e una yamanba. La figura tiene la testa di una donna e di un bambino, rappresentando la gelosia e la vendetta.

Shunen: Mostra un serpente avvolto intorno a una tavoletta commemorativa buddista, simboleggiante l’ossessione e la gelosia che può condurre alla reincarnazione come serpente. Questa immagine prende il nome di “shunen” (執念) che in giapponese significa “ossessione.“

Queste opere, oltre a essere rare e preziose, testimoniano l’abilità di Hokusai nel rappresentare il soprannaturale e la sua profonda connessione con le storie di fantasmi del Giappone. La sua eredità artistica vive attraverso queste affascinanti rappresentazioni degli yokai, che continuano a catturare l’immaginazione del pubblico moderno.

L’eredità globale di Hokusai

Le opere di Hokusai fecero breccia anche oltre i confini del Giappone. La sua influenza si fece sentire tra gli impressionisti europei, tra cui Van Gogh e Gauguin, che trovarono ispirazione nei colori e nei soggetti delle sue opere. L’arte di Hokusai divenne famosa in Europa in modo insolito: le stampe giapponesi venivano usate per incartare oggetti preziosi e spedite come cartoline dall’Oriente esotico.

Hokusai non è semplicemente un pittore giapponese del periodo Edo; è un architetto visivo di mondi, un narratore di storie senza tempo. La grande onda di Kanagawa, con il suo equilibrio tra dinamismo e stabilità, rimane una delle opere più riconoscibili e influenti della storia artistica globale. Hokusai non ha solo dipinto un’onda; ha catturato l’essenza stessa della vita, un frammento di eternità che continua a ispirare e affascinare.

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