Scopriamo quali sono state le opere più belle e significative di Munch, e quali significati sono nascosti all’interno sue tele
Un artista è prima di tutto un essere umano, e come tale ha una storia e un passato.
Ci sono pittori in grado di raccontarci la loro storia, anche inconsciamente, attraverso ciò che dipingono. Ed è proprio il caso di Edvard Munch e la sua arte.
Osservando le sue opere è un po’ come guardare all’interno del suo animo e scoprire un’interiorità fatta di angoscia e inquietudine che traspare dalle sue scelte artistiche.
Scopriamo di più su questo artista a tratti oscuro, cercando risposte all’interno delle sue opere più belle e rappresentative.
Edvard Munch: il tragico pioniere espressionista
Munch è stato un pittore norvegese nato nel 1863, che fin da subito ha conosciuto morte e tragedie. Ci sono episodi della sua vita privata che hanno tinto di sangue le sue opere future.
Infatti, morirono entrambi i suoi genitori, e nello specifico la morte di sua madre, avvenuta nel 1868 per tubercolosi, fu un duro colpo per il giovane artista. Lui stesso rimase al fianco della mamma osservando da vicino il declino della malattia.
Questo senso di perdita e angoscia si riflette nella maggior parte delle sue opere, che vertono verso i temi di malattia, morte e inquietudine.
Munch frequentò la Royal School of Art and Design ad Oslo, e dimostrò, fin da subito, un forte interesse verso le correnti artistiche europee come il simbolismo e il post-impressionismo.
Il pittore viene considerato, ad oggi, uno dei più significativi esponenti della pittura espressionista, di cui l’Urlo, la sua opera più famosa, è un’efficace rappresentazione.
Il simbolismo di Munch
Nelle opere di Munch possiamo trovare una sorta di filo conduttore, delle chiavi di lettura che si somigliano tra loro e ci fanno da combinazione per aprire le sue opere e capirne i singificati più reconditi.
Alcuni di questi simboli sono:
Le forme distorte: le figure umane vengono rappresentate dal pittore distorte e allungate, mettendo in mostra le loro angosce e tensioni interiori. L’aspetto emotivo e psicologico dell’esperienza umana è molto presente in Munch.
I colori: il pittore utilizza principlamente il grigio, il rosso e il blu. Gli ultimi due sono le tonalità perfette per esmprimere il senso di angoscia di cui i suoi quadri sono densi, mentre il rosso ha un ruolo ancora più centrale. Secondo alcuni, infatti, rappresenta l’amore. Ma secondo interpretazioni più accurate, vorrebbe proprio rappresentare il sangue.
Si pensa che da bambino Munch abbia visto dal vivo la madre perdere sangue dalla bocca a causa della tubercolosi e che quindi il pittore associ il rosso al colore del sangue e, indirettamente, alla figura della donna.
La donna: come abbiamo appena visto la figura della donna viene associata al simbolo del sangue e quindi della morte, ma la figura femminile è anche strettamente collegata a quella materna. Una sorta di donna mortale che tenta di proteggere ma fa del male mentre ci prova, sottraendo la vita agli uomini: ne sono un esempio le opere: Il bacio e Il vampiro.
Le opere più belle di Edvard Munch
Ora che abbiamo riassunto brevemente la vita dell’artista e abbiamo visto quali elementi ricorrono maggiormente nei suoi quadri, andiamo a scoprire quali sono le opere più belle di questo tragico artista che ha saputo dare forma ai tormenti più nascosti dell’animo umano.
Iniziamo con la sua opera più famosa, l’Urlo:
L’Urlo
“Camminavo lungo la strada con due amici quando il sole tramontò, il cielo si tinse all’improvviso di rosso sangue. Mi fermai, mi appoggiai stanco morto ad una palizzata. Sul fiordo nero-azzurro e sulla città c’erano sangue e lingue di fuoco. I miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura… E sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura”
Il protagonista è una figura umana serpeggiante e distorta che urla di disperazione. A fare da sfondo c’è lo squarcio di una cittadina vicina ad Oslo con delle persone che si avvicinano al soggetto dalla sinistra del quadro.
Nel quadro ritroviamo due importanti elementi della simbologia di Munch: i colori tragici e l’immagine umana distorta di cui non riusciamo nemmeno a comprendere il sesso, ma sicuramente percepiamo la sua disperazione. Anche qui c’è il rosso, precisamente nel cielo. Probabilmente è questa visione a provocare l’urlo disperato della figura umana, oppure è proprio la potenza dell’urlo a provocare una distorsione all’intera immagine.
Nel 2021 i curatori del Museo Nazionale della Norvegia hanno scoperto che nella prima versione dell’Urlo del 1893, esposta ad Oslo, è presente una frase in inglese: “Can only have been painted by a madman”, ovvero “può essere stato dipinto solo da un pazzo”. Inizialmente si pensava che il quadro fosse stato profanato da un visitatore del museo, invece pare proprio che sia stata scritta da Munch.
La bambina malata
L’episodio rappresentato da Munch è un evento della sua vita. Infatti, anche Sophie, sua sorella, morì di tubercolosi. Ecco che torna il concetto di donna mortale destinata a perire, a causa di una una malattia che porta sangue e disperazione con frequenza nella vita del pittore.
I due protagonisti sembrano incompiuti, lo stile cromatico è quello che conosciamo: colori che donano angoscia. Eppure in quest’opera sembra esserci più luce, per quanto spettrale.
Un elemento importante e ricorrente nei quadri di Munch sono i capelli rossi, gli stessi della protagonista morente nel quadro. Le donne rappresentate dal pittore hanno sempre capelli rossi che rappresentano il sangue e quindi, indirettamente, la morte.
Sera sul viale Karl Johan
La scena pare sfocata, il cielo è scuro e i colori sono i preferiti di Munch. Il senso di angoscia di questo normale rituale borghese, ovvero la passeggiata, è palpabile. Solo un personaggio cammina contro corrente, solo in mezzo alla strada, ed è proprio l’artista che si allontana dai volti lugubri e spettrali della folla per andare dalla parte opposta.
L’opera ci fa percepire un senso di alienazione, e ci mostra come l’artista sentisse l’esigenza di prendere le distanze dalla borghesia del suo tempo.
Il vampiro
In quest’opera una donna dai capelli rossi sta abbracciando un uomo che giace privo di forze. Ma guardando il quadro più attentamente, e pensando al titolo, la lettura cambia: la donna sta succhiando il sangue dell’uomo, sangue che pare proprio mescolarsi al rosso dei suoi capelli.
Eppure il gesto della donna somiglia anche ad un abbraccio, come se cercasse di proteggere l’uomo che sta uccidendo. Inizialmente il titolo dell’opera era proprio “Amore e dolore”, l’ambivalenza che le donne avevano nella mente del pittore norvegese.
Edvard Munch è un artista complesso. La sua storia di vita e il suo animo sensibile non sono usciti illesi dagli eventi traumatici della sua infanzia. Ecco quindi che la sua arte rispecchia questo turbamento e ci racconta il suo stato interiore, il suo conflitto fatto di: amore, morte, bisogno di protezione e alienazione.
Il pittore si è sempre sentito estraneo alla sua vita, estraneo al mondo in cui viveva, tanto che ebbe un crollo nervoso.
Munch divenne dipendente dall’alcol e soggetto ad allucinazioni devastanti, che lo facevano sentire perseguitato. Nell’arte però questo vortice di emozioni trovava un senso e l’artista provava sollievo, dando forma ai suoi traumi e dolori interiori sulla tela.