Un evento rivoluzionario che dà spazio agli artisti con disabilità. Scopriamo in cosa consiste l’iniziativa del MoMA di San Francisco
L’Arte è un modo di esprimersi democratico. Non conta il genere, l’età o la salute fisica e mentale di un artista, tutti devono avere modo di potersi esprimere attraverso di lei. Ed è proprio questo il messaggio in cui ha deciso di investire il MoMA di San Francisco, che ha acquistato più di 100 opere realizzare da artisti con disabilità.
Grazie ad una partnership con il Cretive Growth Art Center, un’organizzazione no-profit della Bay Area che si occupa dal 1974 di favorire l’esposizione delle opere di artisti con disabilità, ci sarà un importante passo avanti per rendere l’Arte più inclusiva a partire dal 2024.
Questa partnership sancisce una collaborazione di tre anni, in cui verranno organizzate mostre ed eventi finalizzati a mettere in luce l’animo artistico di chi soffre disabilità intellettive e di sviluppo.
La prima mostra avrà luogo questa primavera, in occasione del 50esimo anniversario di Cretive Growth, e si prospetta un avvenimento senza precedenti nel mondo dell’Arte.
Questa partnership è sotto i riflettori di tutto il mondo e probabilmente sarà un punto di svolta per tutto il mondo dell’arte contemporanea.
Infatti, secondo Michael Janofsky del New York Times, si tratta di una delle più grandi acquisizioni di opere d’artisti con disabilità da parte di un qualsiasi museo americano.
I numeri parlano chiaro: per la cifra di 578.000 dollari, il MoMA di San Francisco ha acquistato 114 opere di dieci artisti differenti collegati a Creative Growth.
Tra le 104 opere acquistate dal MoMA di San Franscico, spiccano alcuni dei capolavori più belli e significativi di tre importanti artisti in cui Creative Growth ha deciso di credere nel corso degli anni. Ecco di chi si tratta.
Dan Miller: i suoi lavori hanno già fatto il giro del mondo. Questo artista crea delle opere d’arte basate sulla stratificazione di parole e immagini, un tipo di arte astratta densa e colorata in cui i livelli di lettura si accumulano uno sull’altro, come gli stessi pensieri dell’artista.
Camille Holvet: le sue opera sono animate da fantasie e desideri repressi. Attraverso i pastelli ad olio, dalle mani di Camille prendono vita scene colorate e dinamiche, caricature di incubi e sentimenti sessuali repressi, oltre che dubbi religiosi e primi piani di soggetti eclettici. Dei quadri non convenzionali e ricchi di messaggi nascosti.
William Scott: questo artista mette in luce importanti questioni culturali attraverso la sua arte. I suoi soggetti preferiti sono attori, musicisti e politici di colore, ma anche soggetti familiari all’artista, o persone che sono state importanti per lui. Si definisce architetto oltre che artista, e crea spesso nuove proposte di edifici e quartieri più inclusivi ponendo l’accento sul bisogno di una società più equa.
Matthew Higgs, direttore e curatore capo si White Columns, descrive in questo modo l’arte di William:
“William Scott è tra gli artisti più importanti che lavorano oggi. I suoi dipinti profondamente empatici dovrebbero essere nelle collezioni permanenti di ogni museo d’arte contemporanea”
La sua serie “Inner Limits” mette in mostra astronavi progettate per resuscitare i morti e portare la pace sulla Terra attraverso quelli che definisce “Wholesome Encounters.” ovvero “Incontri salutari”.
Questi sono solo tre dei molti altri artisti che lasceranno un’ impronta indelebile nell’Arte grazie a questa collaborazione. Infatti, chiunque decida di prendere parte a questi eventi e di vedere le loro opere dal vivo, potrà osservare il mondo da nuove prospettive, in grado di ampliare gli orizzonti e far cambiare per sempre il punto di vista sulla realtà.
Entrambe le parti, ovvero la Creative Growth e il MoMA di San Francisco, condividono un’esigenza comune: migliorare l’arte dall’interno, rendendola un terreno fertile per fare crescere il fiore dell’inclusività e della libertà di espressione senza porre il limite di ciò che può essere superficialmente definito come “normale.”
Ecco i due punti di vista su questa partnership importante:
Ginger Shulick Porcella, direttore esecutivo del Creative Growth, descrive così l’importanza dell’evento:
“Per troppo tempo le istituzioni artistiche hanno ignorato o sottoriconosciuto gli artisti con disabilità, persone di talento che non possono più essere relegate nella categoria degli ‘outsider’, poiché occupano saldamente le pareti dei musei di tutto il mondo”
Christopher Bedford, direttore del MoMA di San Francisco, conferma l’importanza della partnership definendola una prova dell’impegno del museo che dirige, nel rendere il mondo dell’arte più accessibile anche agli artisti con disabilità:
“Questa partnership fa parte del nostro impegno costante per realizzare la visione del SFMoMA di presentare e raccogliere una gamma più diversificata di artisti, ampliando la nostra comprensione della storia dell’arte e delle narrazioni e degli artisti che l’hanno plasmata. È uno dei tanti passi importanti nell’impegno atteso dal museo nel dare priorità all’accessibilità e agli artisti con disabilità”
In conclusione, possiamo dire che il concetto di normalità in arte non può e non deve esistere. In un’opera d’arte non cerchiamo questo, cerchiamo un rifugio in cui poterci concedere di non essere convenzionali, in cui possiamo lasciarci andare ai nostri desideri, ai nostri lati più irrazionali. Tutti aspetti che le opere acquistate dal MoMA di San Francisco ci concederanno di scoprire, opera dopo opera, grazie a questa collaborazione.
Vi lasciamo con questa frase di Edgar Allan Poe, che si presta piuttosto bene al dibattito Normalità vs Creatività:
“Non è ancora chiaro se la follia sia o meno il grado più elevato dell’intelletto”
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