Chi era Hans Ruedi Giger, il “papà” degli xenomorfi di Alien

Artista oscuro e misterioso, ha segnato un’epoca e la sua eredità nel mondo dell’arte e del design è ancora visibile

Nascosto nell’ombra di un ex quartiere operaio di Zurigo, Hans Ruedi Giger, noto come H. R. Giger, ha plasmato un regno creativo unico e inquietante che ha ridefinito i confini dell’arte e del design. La sua firma non era solo un nome su un campanello, ma una dichiarazione evocativa: “Ci siamo sempre”.

Il visionario oscuro di Zurigo

H. R. Giger, tra gli artisti e designer più innovativi del XX secolo, ha scritto una pagina indelebile nella storia dell’arte con la sua visione unica e terrificante. Nato a Coira nel 1940, Giger ha trascorso un’infanzia serena, ma il destino ha preso una svolta macabra quando il laboratorio farmaceutico di suo padre ricevette un teschio umano. Questo evento ha acceso la passione di Giger per il macabro, alimentata dall’influenza di artisti come Salvador Dalí e Jean Cocteau. La sua formazione presso la scuola di design industriale di Zurigo ha perfezionato la sua abilità nel rappresentare dettagli meccanici con straordinaria precisione. L’uso dell’acrilico con la tecnica ad aerografo è diventato il suo marchio distintivo, dando vita a opere cupe e suggestive. I “biomeccanoidi”, fusione di elementi organici e meccanici, sono diventati la firma riconoscibile di Giger. Nel 1975, Giger fu coinvolto nel progetto cinematografico epico di Alejandro Jodorowsky, “Dune”. Sebbene il film non sia mai stato realizzato, lo storyboard rivela l’impressionante contributo di Giger nella caratterizzazione dei villain e delle astronavi.

Il lavoro e la consacrazione

I decenni degli anni ’70 e ’80 segnarono l’apice della creatività di Giger, durante i quali dipinse opere di grande impatto e dimensioni. Utilizzando con maestria l’aerografo, realizzò composizioni a mano libera con poche maschere, lasciando emergere trasparenze e sovrapposizioni che divennero parte integrante delle sue opere, trasformando perfino eventuali “errori” in elementi significativi. Il repertorio di Giger si sviluppa tra l’occulto e visioni distopiche del futuro. Grattacieli-totem formati da crani umani e circuiti integrati, creature biomeccaniche deformi e mondi dominati da una sottile pelle trasparente: questo è l’affascinante panorama di Giger. L’artista attinge liberamente all’arte gotica e liberty, creando creature sensuali che, nonostante la decomposizione evidente, emanano una carica erotica singolare. La doppiezza delle sue opere riflette il carattere surrealista di Giger, che intrattiene il pubblico con creature che fondono l’orrore puro con movenze misteriose.

Inoltre, Giger creò spazi unici come i “Giger’s Bar” a Tokyo e a Coira, nei quali il suo stile unico divenne parte integrante dell’ambiente.

Firmava le sue opere con l’ormai celebre pseudonimo, intraprendendo un viaggio nell’arte simbolica e surrealista, esorcizzando i suoi incubi attraverso creazioni che sfidano la comprensione comune. Inizialmente attivo nell’illustrazione e nel design, Giger ha poi conquistato il mondo degli effetti speciali cinematografici.

lo xenomorfo di alien
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Il culmine della sua carriera è arrivato nel 1980, quando ha vinto l’Oscar per gli effetti speciali in “Alien” di Ridley Scott, dando vita allo Xenomorfo, una creatura spaventosa diventata icona del cinema di fantascienza.

Arte oscura: il simbolismo delle opere

L'”Orrore Astrale” di Hans Ruedi Giger emerge come una rappresentazione visiva complessa, un’immersione negli abissi più oscuri dell’animo umano. Attraverso labirinti visivi elaborati, l’artista conduce gli spettatori in un viaggio in cui le porte dell’incubo si aprono attraverso luoghi come il “castello degli orrori”, un buio corridoio dietro una farmacia, o le scale di una cantina, aprendo varchi verso dimensioni inesplorate. Giger rivela, in dettagli successivi, creature spaventose nei suoi viaggi notturni, dove l’orrore e l’angoscia sono le principali emozioni. In questo reame oscuro, l’umanità assume una forma aliena, caratterizzata da volti con un ghigno malefico, simbolo di un processo di corruzione che si estende a tutte le forme di vita.

Alla radice delle visioni di incubo di Giger si trovano i “Bambini Atomici” del 1964, esseri mutanti ridotti a uno scheletro umano. Queste creature, precorritrici degli Xenomorfi iconici della saga di Alien, rappresentano una mutazione genetica e un processo di ibridazione coinvolgente ogni forma di vita. Emergono da una “Macchina Procreatrice” enigmatica, proiettate come proiettili in un mondo dove la tecnologia è uno strumento dell’orrore. Giger dipinge scenari che oscillano tra la desolazione di una metropoli americana, come nella serie “N.Y. City” del 1981, e l’effervescenza di una vita notturna aliena, come in “Hommage a Böcklin” e “Cataracta” del 1977. Le influenze naturalistiche dei paesaggi montani, valli e fiumi della sua giovinezza si trasformano in visioni oscure e mutate, dove la natura stessa è soggetta a una contaminazione terrificante.

Il femminile, nell’universo di Giger, si manifesta come un essere fallico, un’entità che unisce aspetti umani, animali e vegetali. In opere come “Li I” e “Li II” del 1974, un viso femminile con un serpente sulla fronte è circondato da capelli simili a code, richiamando creature mitologiche come la Tiamat babilonese. Il mondo immaginato da Giger è una realtà futura dominata dall’incubo, dove l’aumento della temperatura terrestre causa disastri e alcuni cercano fuga attraverso il suicidio. Gli umanoidi controllano il pianeta, mentre iniziati preparano il ritorno di antiche divinità, un tema ispirato dal Cthulhu di Lovecraft.

L’erotismo nelle opere di Giger è intriso di una diabolica violenza, con immagini che trasmettono un freddo orrore e una profonda solitudine. Il maschile compare in forme falliche e diabolici capri, mentre il femminile è incarnato da creature terribili e falliche che richiamano vampiri e draghi.

L’opera di Giger rappresenta un’immersione profonda nell’horror e nella bellezza, nell’occulto e nel futuro distopico. Ogni pennellata, o meglio, ogni spruzzo d’aerografo, rivela la maestria tecnica di Giger e la sua abilità nel trasmettere emozioni contrastanti. Hans Ruedi Giger ha scavato un solco indelebile nell’arte contemporanea, sfidando il convenzionale con la sua visione unica e disturbante. Oltre il macabro, il suo lascito artistico e cinematografico rimane un testimone della potenza dell’immaginazione e della creatività oltre ogni limite. Giger ha aperto le porte dell’inferno artistico, invitandoci a esplorare l’oscuro e il meraviglioso attraverso i suoi occhi. L’eredità artistica di Giger continua a ispirare e a inquietare, dimostrando che l’arte può essere tanto disturbante quanto affascinante, aprendo finestre sulla nostra percezione dell’estetica e dell’oscuro. In conclusione, il grido di terrore nello spazio profondo di Giger risuona attraverso il suo inconfondibile stile, portando alla luce le ombre dell’incubo che albergano nell’animo umano. La sua arte trasmette il terrore sibilante e letale di creature come Alien, elevando l’orrore dall’ombra alla luce, e illuminandolo con una nuova ombra.

L’eredità di Giger va oltre il cinema, influenzando generazioni di artisti, musicisti, scrittori e designer. Le sue visioni oniriche e aliene hanno aperto porte creative inimmaginabili, rendendolo un’icona globale dell’arte e del design.

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