Chi è Sandy Skoglund, l’artista americana che, insieme a Jeff Wall e Cindy Sherman, ha dato origine alla staged photography
Sandy Skoglund è uno dei pilastri assoluti nel campo della staged photography che, attiva già dai primi anni del 1970, ha plasmato visioni ibride di mondi e interessata fin da subito a un medium che potesse trasmettere la propria soggettività, studiando programmi dedicati alla multimedialità.
Nel suo percorso artistico ha compiuto un trapasso da soggettivo a oggettivo, ovvero dal tradizionale al mediatico, avvicinandosi alla conceptual art, e successivamente nel 1971 all’interrogarsi sulla serialità mantenendo inalterata nel suo lavoro la parte iconica e narrativa.
A partire dal 1973 si dedica in particolare alla possibilità di errore nel processo della ripetizione, che Skoglund interpreta come apertura verso una condizione diversa che permette un processo individuale, un arricchimento con l’intervento di nuova energia. In questo l’artista si interrogherà sul rapporto dialettico tra caos e ordine.
È simbolo di questo passaggio l’opera Highway mistakes, una sovrapposizione di momenti visuali legati all’alta velocità, che testimonia come l’artista si interroghi sulla possibilità di definire un ordine variabile.
E’ proprio in questo passaggio che Sandy Skoglund migra verso un linguaggio fotografico: la fotografia è arte in quanto tale, l’immagine si addentra nel territorio della rappresentazione di una messa in scena in cui il soggetto fotografico può essere elaborato o inventato, passando dal fatto all’artefatto.
Come nella serie Motels del 1974, in cui Skoglund fotografa forme esterne costanti aggirando e catturando l’elemento contingente, rappresentato in questo caso dal paesaggio.
Ed ecco che si disvela la fotografia come chiave di una verità nascosta e alternativa che si palesa nell’osservazione del gusto della middle class americana, che dal 1950 si orienta verso il consumo di massa.
Skoglund sceglie un argomento in cui si rispecchia la massa e, attraverso esso, esprime la propria interiorità. Tra il 1975 e 1977 ritrae, nel lavoro Still life , l’interno di una mobile home: “Non potevo non essere turbata dagli ambienti interni e di plastica”. In particolare saranno le stoviglie a catturare l’interesse dell’artista; piatti, forchette, cucchiai nel concetto di ripetizione e serialità come i primi lavori con le fotocopie.
Tramite questi oggetti, Sandy Skoglund prosegue la ricerca di un’immagine doppia sul piano linguistico, psicologico e individuale.
Nelle fotografie vengono inseriti corpi, un’anticipazione di quello che farà, da Accessories(1979) a Spoon(1979): la fotografia si applica a un oggetto concreto in tutta la sua oggettività, benché, successivamente tramite lo scarto visuale, esso tenda a rivelarsi in quanto manifestazione espressiva e pulsionale.
E’ una revisione del reale che dal reale vuole allontanarsi perché si avvicina all’estetizzazione esasperata delle merci, che per attirare lo spettatore, creano scenari fantasma. Nella serie Food still life Skoglund crea un allover ottico, dove non c’è nessun punto di focalizzazione del centro a favore del tutto perchè l’immagine è costruita su una ripetizione, come nell’opera “Cookies on a plate”.
Per creare i suoi mondi Skoglund crea luogo affollato da manufatti che generano paesaggi elusivi e immaginifici, visionari: “Il mio problema primario come artista è come conciliare l’irrazionale col razionale e come includere l’assurdità nella normalità”, dichiara Sandy Skoglund, le cui fotografie partono dalla costruzione di un set vero e proprio, come in un tableau vivant, dove l’artista si figura un mondo alternativo, mettendo anche in scena paure adulte in un contesto giocoso e infantile.
Ne sono manifesto l’opera Radioactive cats(1980) dove gatti verde acido, sopravvissuti a una catastrofe nucleare, popolano una stanza dove ci sono anche una coppia di anziani sullo sfondo. Questa visione ibrida trae ispirazione dai classici della fantascienza, da cui non siamo nemmeno così lontani.
Questi universi paralleli attingono dalle atmosfere alla Lynch o Tim Burton, sconfinando nell’allucinogeno. Ambienti carichi di suspense e silenzio, lo spazio si fa pittorico, un luogo allarmante, per i colori ha guardato alla fotografia pubblicitaria, colorata, artificiosa, brillante.
E’ proprio dal 1980 che Skoglund include presenze animali nelle opere, cercando di identificare cosa distingua l’essere umano dall’animale facendoli convivere nello stesso spazio. L’intenzione è di contrapporre entità differenti per integrarle e suggerire un’osmosi.
I set creati da Sandy Skoglund sono teatrali, vive come magma che ribolle, ogni cosa fluttua e trova la sua collocazione.
E’ interessante notare come Skoglund si ponga sempre in una posizione interattiva con lo spettatore anziché arroccarsI in imposizioni, l’artista cerca una connessione con lo spazio personale di ogni spettatore che è chiamato a dare un significato basandosi sulle proprie esperienze di vita più intime, sollecitate dal senso di disorientamento dovuto alla proliferazione degli oggetti così come dalle scelte cromatiche nette.
In Revenge of the goldfish(1981) pesci colorati di rosso e arancione fluttuano in una stanza dall’atmosfera magica dovuta al blu brillante dell’ambiente. Nella stanza una bambino è seduto sul letto, vicino alla madre che dorme. Uomini e animali convivono tranquillamente nello stesso ambiente, lo stesso titolo allude a una sorta di rivincita dell’animale sull’uomo. Le successive opere, come Fox games(1986), Gathering Paradise(1991) o Grey fox(2008) rimarcano l’affermazione di uguaglianza tra uomo e animale nella coesistenza di ciò che è selvaggio con ciò che è prodotto dalla cultura.
L’artista torna poi ad ambientazioni dove campeggiano frutta, carne, patatine, pop corn, uvetta. In Body limits (1992) le strisce di pancetta formano un motivo che crea una fusione tra le figure.
In Atomic love (1992) l’uvetta secca diventa materiale dalla connotazione sensuale e sessuale, così come in The wedding(1994) in cui la tensione sessuale è incarnata dalla torta nuziale. In Cocktail party(1992) tutta la scena è tempestata di puff al formaggio e il cibo diventa elemento di comunanza sociale.
La continua indagine volta a comunicare il dinamico e l’inaspettato, Skoglund contempla l’evento dei cambiamenti climatici. In Fresh hybrid(2008), che rimanda alla primavera, al risveglio dopo il gelo invernale. Gli alberi sono creature ibride, in parte vegetale in parte animale. In questo bosco antropomorfo si muovono esseri umani affiancati da manichini, le figure si confondono con gli alberi antropomorfi in movimento.
Dice Skoglund: “Il tema delle forma di vita innaturali create da adattamenti naturali, mutazioni, è uno dei miei temi più recenti. Fresh hybrid è un mondo nuovo, spaventoso e intrigante allo stesso tempo. Proprio come il globalismo di oggi”.
Le opere di Sandy Skoglund, sorprendenti, sono pregne di rigore concettuale ma anche di ironia, sensibilità, studio dei materiali, dello spazio, sperimentazione quasi schizoide nella sua intuizione istantanea. Skoglund afferma “ Il mio lavoro è uno specchio passivo, riceve e partecipa il più possibile senza giudicare”. E infine “Un artista deve sempre sapere come dire la verità su ciò che vede. Certo, ci sono dubbi, ma è necessario separare i propri pensieri del mondo. Internet non è altro che un luogo per i social network. E’ facile, utile e veloce ma non può sostituire un pensiero reale.”
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