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Arte

Ad ogni emozione, il suo quadro: le 6 opere d’arte associate agli stati emotivi

Ogni quadro suscita delle emozioni. In questo articolo dedicheremo un quadro a ciascuna delle 6 emozioni umane primarie

Le emozioni sono uno strumento fondamentale per la nostra sopravvivenza: l’evoluzione sembra proprio aver premiato le emozioni come dei processi adattivi che ci permettono di agire prontamente in determinate situazioni.

La Psicologia ha scoperto l’esistenza di più di 100 sfumature emotive nell’essere umano, ma oggi parleremo soltanto delle emozioni primarie, ovvero: gioia, tristezza, rabbia, disgusto, paura, sorpresa (basandoci sulla distinzione di Ekman). Queste sono le emozioni biologicamente radicate in noi, da cui poi derivano emozioni più complesse come vergogna, invidia e senso colpa, che non approfondiremo oggi.

Basandoci sulle sei emozioni primarie vogliamo parlarvi di sei quadri che più di tutti gli altri riescono a risvegliare in noi queste emozioni.

L’Arte, infatti, riesce a suscitare emozioni in modo potente, facendo leva nel nostro animo con i suoi colori e le sue forme, e risvegliando in noi la sensazione che l’artista voleva fare vivere nella sua tela.

Scopriamo quali sono le sei opere che meglio rappresentano le sei emozioni umane primarie.

Emozioni su tela: i 6 quadri giusti per rappresentare ogni stato emotivo

Colori accesi per la felicità, espressioni accigliate e sfumature blu per la tristezza, rosso vivo per il disgusto. Questi sono solo dei piccoli assaggi di quello che stiamo per vedere nel nostro viaggio a metà tra Arte e Psicologia. Cominciamo subito dal primo stato emotivo: la gioia.

La gioia di Renoir

Pierre-Auguste Renoir è il pittore della gioia per eccellenza. Questo importantissimo esponente dell’impressionismo, pitturava en plein air, cioè all’aria aperta, e bloccava su tela gli istanti di felicità che vedeva. Tutti i suoi quadri riescono a catturare il sapore dolce, gioioso e vibrante della vita, grazie a pennellate fluide e colori luminosi.

“Mi piacciono quei quadri che mi fanno venire voglia di entrarci dentro per fare un giro” disse lo stesso Renoir, e i suoi quadri ci fanno decisamente questo effetto: ci viene proprio voglia di entrare dentro e condividere con i protagonisti i loro momenti di vita spensierata.

Ne è un esempio la sua opera “Bal au moulin de la Galette“, in cui viviamo con i soggetti un caldo pomeriggio estivo a ritmo di musica e chiacchiere.

La rabbia di Cabanel

Alexandre Cabanel è stato un famoso pittore storico e ritrattista dell’ Ottocento. Il quadro che, secondo noi, rappresenta al meglio l’emozione della rabbia è “L’angelo caduto”. Infatti, lo sguardo pieno di lacrime di rabbia di Lucifero, dopo esser stato cacciato dal Paradiso, ci trafigge e ci fa percepire tutta la sua collera.

Il viso è coperto in parte dal braccio, come se non volesse mostrarsi debole. La sua posa rigida sembra voler sottindere una reazione furiosa imminente, devastante e carica di odio. Se uno sguardo potesse uccidere, il suo sicuramente avrebbe fatto molte vittime.

Fallen Angel di Cabanel – mostradante.it

 

La tristezza di Picasso

Per avere una panoramica dei migliori quadri più tristi di sempre, ti consigliamo di leggere questo articolo, ma se proprio dobbiamo sceglierne uno ci basta addentrarci nel Periodo Blu di Picasso.

Si tratta di una fase artistica del pittore caratterizzata da colori tendenti al blu, e corrisponde anche ad un periodo della vita di Picasso particolarmente difficile: dopo la morte di Carlo Casagemas, morto per suicidio, Picasso continuava ad incolpare sé stesso per non essere stato abbastanza vicino all’amico.

I soggetti rappresentati da Picasso durante il Periodo Blu sono tristi e malinconici, privi di fiducia verso il mondo o di un barlume di speranza.

Ne è un esempio “Blue nude”, in cui una figura femminile nuda è raggomitolata nel tentativo di trovare sollievo al suo momento di dolore. La caratteristica tinta blu del dipinto sembra volerci fare percepire il freddo e il vuoto che la stessa protagonista sta provando.

Il disgusto di Nitsch

Questo artista, recentemente scomparso, ha sempre avuto un’idea di Arte decisamente poco convenzionale. Il suo obiettivo, infatti, era suscitare attraverso le sue opere il disgusto e il ribrezzo nell’osservatore per innescare una sorta di controreazione catartica.

Basti pensare che Nitsch dipingeva con il sangue, riversandolo molto spesso a secchiate direttamente sulla tela.

“Mi faccio carico di tutto ciò che appare negativo, disgustoso, perverso e osceno, della lussuria e dell’isterismo sacrificale, per risparmiare a voi di contaminarvi e macchiarvi della vergogna causata dalla discesa nelle profondità estreme”.

La paura di Füssli

Johann Heinrich Füssli era un amante della pittura nordica medievale con un debole per demoni e creature fantastiche. In una delle sue opere più famose “L’incubo”, una giovane donna dorme in una posa scomposta come se venisse soffocata dalla presenza del mostro che siede sopra di lei.

Come osservatori ci sentiamo inquieti perché il mostro guarda proprio verso di noi. Alla sinistra di chi osserva si può notare anche la testa di una cavalla con gli occhi completamente bianchi. Un quadro emblema del gotico e del macabro.

The Nightmare di Fussli – mostradante.it

 

La sorpresa di Caravaggio

Nella sua celebre opera “Ragazzo morso da un ramarro”, Caravaggio riesce a rappresentare la sorpresa e lo stupore sul volto del giovane che è appena stato morso. Il realismo drammatico emerge dai suoi occhi spalancati, la bocca aperta e dalla posizione contratta del corpo. Se ci pensate somiglia molto a noi quando veniamo punti da qualcosa o tocchiamo con il piede un’alga mentre stiamo facendo il bagno…

L’ Arte come terapia

Secondo il filosofo svizzero Alain de Botton, l’Arte serve a farci vivere meglio. Come se fosse una medicina, un antidoto al veleno della vita. Un quadro è in grado, secondo Alain, di lenire le nostre ferite e placare le nostre angosce.

Vedere in modo chiaro queste emozioni su tela potrebbe avere dei benefici su di noi, come una sorta di momento catartico in cui buttiamo fuori le emozioni negative vedendole proiettate sul quadro, e assorbiamo quelle positive per poterle fare nostre. Uno scambio osmotico che, in ogni caso, è finalizzato a farci sentire meglio.

In conclusione, l’Arte riesce a ad accendere in noi molte emozioni e sentimenti differenti, ed è proprio per questo che la amiamo così tanto: perché ci ricorda che per quanto belli o brutti possano essere i sentimenti che proviamo, non li viviamo solo noi. Gli stessi stati emotivi che ci affliggono riguardano l’intero genere umano, e questo ci fa sentire decisamente meno soli nel viverli.

Alessia Barra

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