Il pittore toscano è celebre per aver anticipato tecniche pittoriche ed espressioni che hanno gettato le basi per l’arte dopo il Rinascimento
Jacopo Carucci, noto come Jacopo da Pontormo o il Pontormo, è stato un pittore italiano che ha lasciato un’impronta indelebile nel panorama artistico del Rinascimento. Nato il 24 o 25 maggio 1494 a Pontorme, da Bartolomeo di Jacopo di Martino Carucci e Alessandra di Pasquale di Zanobi, la sua infanzia fu segnata dalla perdita dei genitori a soli dieci anni nel 1504, rimanendo orfano e sotto la tutela della magistratura fiorentina dei Pupilli.
Jacopo Pontormo emerse come una figura chiave nel Manierismo, uno stile artistico che sfidò le convenzioni del Rinascimento. Il suo lavoro si distingue per l’espressionismo audace, l’uso innovativo del colore e la rappresentazione di forme più libere. Mentre il Rinascimento celebrava l’armonia e la perfezione, Pontormo sperimentò con una nuova estetica, aprendo la strada a un’evoluzione artistica significativa. La sua produzione artistica, sebbene la paternità di alcune opere sia oggetto di discussione, comprende tra gli ottanta e novanta dipinti, spaziando da opere su tela a pale d’altare e affreschi con temi religiosi e profani.
L’influenza dei maestri fiorentini come Leonardo da Vinci, Piero di Cosimo, Mariotto Albertinelli ed Andrea del Sarto contribuì alla sua formazione eccezionale. La sua carriera artistica iniziò nella bottega del Ghirlandaio, dove il padre aveva lavorato come pittore, ma fu proprio la sua personalità eclettica e la sua sete di sperimentazione a contraddistinguere la sua opera. Il Pontormo si distinse per un approccio anticlassicista, cercando di superare gli schemi compositivi tradizionali del suo tempo. La sua pittura audace e innovativa lo rese una figura chiave nel contesto artistico del Rinascimento.
Il suo debutto ufficiale avvenne alla Santissima Annunziata, dove realizzò le figure della Fede e della Carità, guadagnandosi notorietà. La sua carriera fu segnata da una notevole emulazione nei confronti di Andrea del Sarto, con il quale lavorò in diversi progetti. Le influenze romane e la crescente ispirazione da parte di Michelangelo si riflettono nelle opere di Pontormo, come la “Sacra rappresentazione di San Ruffillo” e “La Veronica”, dove emergono pose a contrapposto e colori accesi tipici dello stile michelangiolesco.
Uno dei progetti più significativi fu la decorazione del coro della chiesa di San Lorenzo a Firenze, un incarico che occupò gli ultimi dieci anni della sua vita. Nonostante il ciclo di affreschi sia stato completato postumo dal suo allievo Bronzino, la visione di Pontormo continua a emergere in quella straordinaria opera d’arte.
La sua carriera fiorì presso la corte dei Medici a Firenze, dove realizzò opere iconiche come il “Ritratto di Cosimo il Vecchio” e “Leda e il Cigno”. La collaborazione con il suo allievo eccellente, il Bronzino, evidenzia l’influenza duratura del suo insegnamento. Gli affreschi per la villa di Poggio a Caiano rappresentano una pietra miliare nell’evoluzione dell’arte fiorentina. La transizione dalla mano del maestro “Il Sarto” a Pontormo e infine ad Alessandro Allori testimonia la sua influenza duratura sull’arte dell’epoca.
Durante l’epidemia di peste del 1522 a Firenze, Pontormo si rifugiò in un convento, un periodo che influenzò profondamente la sua arte. Opere come la “Visitazione” riflettono lo sfondo grigio e mesto di quel periodo oscuro. Dopo aver affrontato l’epidemia di peste del 1523, Pontormo tornò a Firenze, dove ricevette importanti commissioni, tra cui la decorazione della Cappella Capponi a Santa Felicita. Lì, dipinse la celebre “Deposizione dalla Croce”, esemplificazione della sua maestria artistica. Tra le commissioni successivamente ricevute, spicca la decorazione del coro della chiesa medicea di San Lorenzo. Tuttavia, a causa della sua morte nel 1556, la realizzazione dell’opera fu completata dal suo allievo Bronzino.
Verso la fine della sua carriera, il pittore lavorò anche a Villa di Castello e Villa di Careggi, ma molte delle sue creazioni di questo periodo sono andate perdute nel corso dei secoli. Nonostante ciò, il suo impatto sull’arte e sulla pittura rinascimentale rimane evidente. Il lato intimo di Pontormo è rivelato nel suo diario, “Il Libro mio”, redatto nei due anni precedenti alla sua morte. Questo scritto offre uno sguardo prezioso sulla personalità eccentrica e complessa dell’artista, che si è spento nei primi giorni del 1557 a Firenze. La sua eredità artistica continua a ispirare e suscitare ammirazione nell’ambito della storia dell’arte, conferendo a Jacopo da Pontormo un ruolo di rilievo tra i maestri del Rinascimento italiano.
Pontormo è sepolto nel chiostro della Santissima Annunziata sotto la sua opera “Visitazione”. La sua eredità artistica ha continuato a influenzare generazioni di artisti, e la sua figura è stata celebrata in opere cinematografiche come “la Ricotta” di Pier Paolo Pasolini.
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