Com’è nato il grande fotografo Steve McCurry? Stle, influenze e opere iconiche per conoscere la sua cifra stilistica
Steve McCurry, nato a Philadelphia il 24 febbraio 1950, è senza dubbio uno dei fotografi che ha scritto pagine indelebili nella storia dell’arte fotografica degli ultimi 30-40 anni. Il suo stile forte e deciso ha trasmesso empatia a milioni di persone attraverso scatti che catturano l’essenza umana in modo straordinario.
Diplomatosi presso la High School Marple Newtown della Contea di Delaware, McCurry mostrò fin da giovane un interesse vivido per l’arte visiva. Dopo un breve periodo di studi universitari in teatro alla Penn State University, dove iniziò a scattare per The Daily Collegian, il giornale dell’università, sviluppò una passione vera per la fotografia, e da lì si dedicò alla fotografia lavorando per una testata locale, la King of Prussia. Tuttavia, è nel ruolo di fotoreporter che troverà la sua vera vocazione.
McCurry dimostrò un coraggio straordinario fin dai suoi primi incarichi come fotoreporter di guerra. Il suo viaggio verso il confine tra Pakistan e Afghanistan fornì una testimonianza cruda e incisiva della situazione in mano ai ribelli. Questo viaggio rischioso si concluse con un gesto audace: per tornare negli Stati Uniti, McCurry cucì i rotoli della pellicola fotografica dentro i suoi vestiti. Quest’impresa gli valse il prestigioso premio Robert Capa Gold Medal for Best Photographic Reporting from Abroad, un riconoscimento al coraggio dimostrato nel raccontare visivamente le zone di conflitto. I suoi reportage lo portarono in luoghi cruciali come Iran, Iraq, Beirut, Cambogia, Filippine e partecipò anche alla Guerra del Golfo, documentando gli orrori e le sfide di queste regioni. Le sue fotografie, pubblicate principalmente su National Geographic Magazine, divennero testimonianze visive delle tragedie umane, sottolineando la sua abilità nell’andare oltre la superficie e catturare l’anima di luoghi e persone.
Il tratto distintivo di McCurry è il suo stile focalizzato sull’umanità dei soggetti. Ogni scatto è intriso di profondità emotiva e narrativa, trasformando uno sguardo o un’espressione in una storia tangibile. La sua abilità nel creare ritratti intensi è evidente nelle immagini che rivelano la bellezza e la complessità delle persone in tutto il mondo. Ogni fotografia sembra aprire una finestra sul mondo interiore del soggetto, coinvolgendo immediatamente il pubblico nella narrazione. L’uso sapiente del colore è un’altra caratteristica distintiva del suo lavoro. McCurry utilizza colori vivaci per creare immagini accattivanti e memorabili, sottolineando l’identità culturale dei luoghi o enfatizzando aspetti emotivi. Questa scelta cromatica contribuisce a creare un impatto duraturo sullo spettatore.
La filosofia di McCurry riflette la sua profonda connessione con le persone e il mondo che lo circonda. Il suo approccio alla fotografia in strada si basa sull’arte di aspettare e guardare. Per catturare l’essenza di un soggetto, McCurry sottolinea l’importanza di fondersi con l’ambiente, evitando di far sentire a disagio il soggetto e permettendo all’anima di emergere.
Tra le molte opere iconiche di McCurry, la “Ragazza Afgana” è indubbiamente una delle più celebri. Scattata in un campo profughi vicino a Peshawar, Pakistan, nel 1984, questa fotografia di una giovane con gli occhi verdi intensi divenne un simbolo delle difficoltà affrontate dalla popolazione afghana. Ko scatto fu pubblicato sulla copertina di National Geographic. Questa fotografia, con la giovane ragazza dai vividi occhi verdi avvolti in una pashmina rossa, è diventata uno dei simboli più potenti della storia della fotografia. La ragazza, identificata come Sharbat Gula, rimase un mistero per molti anni fino a quando McCurry la ritrovò nel 2002. Questo incontro significativo evidenzia come le fotografie di McCurry non siano solo opere d’arte, ma abbiano un impatto reale sulla vita delle persone ritratte.
Nonostante il suo successo, McCurry non è stato immune da critiche. Nel 2016, è stato accusato di eccessivo ritocco fotografico, suscitando un dibattito sulla manipolazione delle immagini. Una delle foto incriminate mostra un uomo attraversare una staccionata in Russia, con notevoli differenze tra le versioni pubblicate in anni diversi. McCurry ha risposto alle critiche, ammettendo l’uso di Photoshop per correzioni di colore e nitidezza, ma condannando l’aggiunta o la sottrazione di elementi. Ha preso le distanze da alcune manipolazioni eseguite senza il suo consenso, licenziando il tecnico responsabile.
Oltre alla sua impressionante carriera di fotografo, McCurry ha condiviso la sua saggezza attraverso diversi libri, tra cui “Le storie dietro le fotografie” e “Bambini del mondo: Ritratti dell’innocenza”. La sua eredità risiede non solo nelle immagini straordinarie che ha catturato ma anche nell’ispirazione che ha suscitato negli aspiranti fotografi, spingendoli a cercare la bellezza e la verità in ogni scatto.
Tra le sue immagini più celebri, oltre alla “Ragazza Afghana”, ci sono i ritratti di persone in tutto il mondo, da New York al Kashmir, dal Sud Africa al Messico, attraversando Myanmar, Niger, Tibet, Cuba, Francia, Mongolia e Italia. L’India è stata una presenza costante nel lavoro di McCurry, e il fotografo ha dedicato parte significativa del suo lavoro a documentare la ricca diversità culturale e sociale del paese. Le sue immagini offrono uno sguardo penetrante sulla vita quotidiana, celebrazioni, spiritualità e paesaggi indiani. Non limitandosi a documentare conflitti, McCurry si è impegnato anche nella rappresentazione di culture e tradizioni in via di estinzione. Il suo lavoro è stato presentato nelle più importanti pubblicazioni internazionali, e dal 1986 è stato membro di Magnum Photos.
Ecco alcune delle sue fotografie più celebri:
“Camels on Oil Fire, Kuwait 1991”: Ritrae tre cammelli in un campo con fiamme di un incendio petrolifero sullo sfondo, simboleggiando le ripercussioni ambientali della Guerra del Golfo.
“World Trade Center, 2001”: Immortalata durante gli attacchi dell’11 settembre, mostra lo scheletro di una torre tra le macerie di Ground Zero, simboleggiando la drammaticità degli eventi e la speranza di una rinascita futura.
“Boy in Mongolia, 2018”: Parte della mostra “Terre Alte”, ritrae uno sguardo penetrante di un ragazzo mongolo, evidenziando la fragilità della vita nelle terre alte e la forza delle popolazioni locali.
“Ragusa Ibla, 2018”: Uno scorcio di Ragusa Ibla, Italia, con un signore intento a leggere al tramonto o all’alba, evidenziando il legame profondo di McCurry con l’Italia.
Influenzato dall’estetica di Henri Cartier-Bresson, McCurry ha lasciato un’impronta indelebile nel mondo della fotografia documentaristica. Steve McCurry è molto più di un fotografo; è un narratore visivo che ha ridefinito il significato e la portata della fotografia documentaristica. La sua capacità di trasmettere emozioni attraverso uno scatto e di raccontare storie universalmente comprensibili ha consolidato il suo status di icona nella fotografia mondiale. La sua abilità nel catturare l’essenza umana attraverso lo scatto spontaneo ha fatto di lui una leggenda vivente, il cui lavoro continua a ispirare e a connettere le persone in tutto il mondo con la complessità e la bellezza della condizione umana.
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