Le parole di Dante Alighieri prendono vita attraverso le illustrazioni drammatiche e potenti di Gustave Doré
Quando leggiamo un libro, nella nostra mente succede qualcosa di straordinario. Le parole si trasformano in immagini e prendono vita come un film solo nostro, frutto della nostra fantasia e della maestria di chi ha scelto quelle parole per raccontarci una storia.
Le scene che immaginiamo sono tanto complesse e dettagliate quanto lo sono le frasi che stiamo leggendo, ogni dettaglio e sfumatura che ci viene raccontata dall’autore aggiunge un particolare alle immagini a cui riusciamo a dare vita nella nostra mente.
Successe lo stesso a Paul Gustave Louis Christophe Doré, il famoso artista francese che raccontò la Divina Commedia di Dante Alighieri attraverso alcune delle sue più famose illustrazioni.
Chi è Gustave Doré?
Si tratta un pittore, incisore, illustratore e litografo nato a Strasburgo nel 1832.
Gustave si trasferì molto presto a Bourg-en-Bresse con la famiglia, per assecondare il lavoro del padre ingegnere. Già a sei anni Gustave dimostrò una propensione per il disegno e a soli quindici anni cominciò a pubblicare i suoi disegni per il giornale Le caricature.
Una carriera iniziata in tenera età che, fin da subito, si dimostra ricca di successo e soddisfazioni per il giovane Doré. Infatti, dal 1853 diventò un artista richiestissimo e realizzò illustrazioni per le opere di Lord Byron, Paul Lacroix e Balzac.
Ma l’anno più importante per definire l’identità di questo illustratore dall’animo romantico e drammatico è sicuramente il 1861. Infatti, proprio nell’arco di quell’anno, Doré pubblicò le illustrazioni dell’Inferno di Dante e del Don Chisciotte di Cervantes. Queste restano tra le opere più famose dell’artista insieme alle illustrazioni realizzate nel 1862 per i Racconti di Perrault e per la Bibbia nel 1864. Successivamente, nel 1877 Gustave illustrò l’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto.
Nomi di opere e autori importanti intrecciati indissolubilmente a quello di Gustave Doré, che molto presto diventa uno degli artisti più conosciuti in Europa.
Quelli citati sono solo alcuni esempi del portfolio dell’artista francese, ma sufficientemente rappresentativi per raccontare al meglio lo stile e l’abilità dell’artista nel dare vita alle parole di ogni autore attraverso le sue illustrazioni.
Lo stile di Gustave Doré
“Illustrerei tutto!” Affermò una volta l’artista, e nelle sue parole si percepisce tutto l’amore che Gustave provava nei confronti delle illustrazioni più di ogni altra tecnica artistica in cui comunque eccelleva. Infatti, prima di essere un pittore, uno scultore o un incisore, lui si sentiva essenzialmente un illustratore, e basta dare un’occhiata alle sue opere per percepire tutta la passione, la cura e la genialità con cui realizzava ogni singola immagine.
In Doré vive uno stile potente e fortemente rappresentativo. Nel suo tratto si percepisce il Romanticismo inglese nella sua essenza più pura: la realtà viene filtrata attraverso le sensazioni personali dell’artista, si tratta di un idealismo sognante e misterioso in grado di dare un tocco drammatico ed emotivo ad ogni scena che Doré si impegnava a rappresentare.
“L’arte del disegno è fondamentalmente ancora la stessa fin dai tempi preistorici. Essa unisce l’uomo e il mondo. Vive attraverso la magia.”
Queste parole di Keith Haring ci aiutano a capire meglio quanta potenza e magia possa racchiudere una semplice immagine. Soprattutto se si tratta di un’illustrazione di Doré.
Il lato oscuro dell’artista
La sfumatura più tragica e drammatica di Doré emerge soprattutto nelle illustrazioni per la Divina Commedia, più precisamente in quelle dedicate alla cantica dell’Inferno, che ben si presta al tragico.
In queste illustrazioni percepiamo un lato oscuro e macabro all’altezza di rappresentare al meglio la cantica infernale. Il bianco che spezza l’oscurità con dei piccoli squarci nell’ambientazione tetra, e l’espressione realistica dei personaggi, danno vita ad un’atmosfera macabra con una fioca luce di speranza.
Con maestria e genialità Doré ci porge la mano invitandoci a immergerci negli inferi insieme a lui e a Dante attraverso la potenza delle sue immagini.
Questo senso del tetro lo ritroviamo anche nelle illustrazioni realizzate per Edgar Allan Poe in cui persiste il chiaroscuro e la luce sembra non vincere mai contro l’oscurità. La suspense e i giochi di luce delle illustrazioni di Gustave rendono giustizia allo stile gotico dello scrittore americano.
La luce che rompe l’oscurità
Una volta usciti dall’inferno scopriamo un nuovo lato di Doré più luminoso.
Infatti, passando alle illustrazioni per raccontare il Purgatorio a Paradiso di Dante, la luce aumenta progressivamente passando da antagonista delle ombre a vera protagonista dell’immagine. Il bianco diventa più invadente, più forte, tanto da vincere le ombre e portarci al cospetto degli angeli e della gloria celeste.
La luce della religione è un elemento che ritorna nelle sue illustrazioni, infatti Gustave Doré era un apprezzato artista religioso. Basti pensare alla sua edizione illustrata della Sacra Bibbia che fece scalpore nella seconda metà dell’Ottocento. Le sue illustrazioni sacre fecero scandalo perché l’artista diede una visione nuova e inedita dei soggetti sacri, presentandoli in modo differente rispetto alle rappresentazioni sacre classiche. Gli esperti d’arte del museo d’Orsay definiscono in questo modo le scene della Bibbia disegnate da Doré:
“Per la prima volta nella storia delle rappresentazioni cristiane, le scene della Bibbia sono così illustrate e immaginate, al punto da urtare la sensibilità di alcuni”
Nelle illustrazioni delle scene bibliche di Doré, infatti, possiamo percepire tutto lo stile drammatico, teatrale e a tratti fantasmagorico dell’illustratore francese che ci mostra la Bibbia in un modo del tutto nuovo e coinvolgente.
L’influenza culturale di Gustave Doré: dai fumetti al cinema
La capacità di trasformare un racconto in immagine di Gustave Doré lo rende un precursore del fumetto e della cinematografia.
Secondo Ray Harryhausen, produttore cinematografico, effettista e animatore statunitense, Gustave Doré sarebbe stato un gran direttore artistico, qualcuno in grado di guardare le cose dalla prospettiva della telecamera.
Proprio questo lato cinematografico di Doré lo ha reso un punto di riferimento per grandi registi, soprattutto grazie al suo particolare modo di raffigurare paesaggi, che potrebbe essere definitivo sublime. Si tratta di rappresentazioni capaci di fare percepire la tensione tra uomo e Natura in un dialogo potente e, a tratti, inquieto.
Si dice che le sue illustrazioni di foreste primitive siano state fonte di ispirazione per Peter Jackson, regista della saga de “Il Signore degli Anelli”.
Anche nel campo dei lungometraggi animati possiamo percepire l’influenza di Doré in Walt Disney e Tim Burton.
In conclusione, possiamo dire che Gustave Doré sia stato un artista poliedrico, l’artista che per primo ha saputo trasformare in immagini alcune delle opere che hanno fatto la storia della letteratura classica e sacra.
Doré non ha mai avuto paura di attingere dal pozzo della sua fantasia per trasformare in immagine questi capolavori letterari, e ha saputo tendere una mano al lettore insegnandogli a osservare ciò che era sempre stato abituato a leggere.